La scoperta dell’ossigeno è alla base della vita di molti esseri viventi. Tuttavia essa ha “alimentato” anche l’invenzione e il miglioramento di oggetti che permettevano un suo ancor migliore utilizzo. Fra questi vi è la lampada ad olio che fu totalmente rivoluzionata dallo scienziato svizzero Aimé Argand che costruì un particolare tipo di bruciatore. Vediamo come. (Questo articolo è disponabile anche in podcast 🎙️: clicca qui per ascoltarlo)
In soggiorno la cena ci attende,
Robert Luis Stevenson, The Lamplighter (A Child’s Garden of Verses), 1885
il sole sta per tramontare,
mi accosto al vetro e scosto le tende per veder Leerie arrivare, perché ogni sera, quando il sole cala con nebbia fitta o con foschia più rada arriva Leerie con lanterna e scala nel buio, e illumina la strada.
Tommy vorrebbe fare il macchinista e Mary andarsene al mare,
mio papà è un capitalista
ricco da invidiare.
Ma io, quando sarò cresciuto
e potrò scegliere ciò che fa per me, o Leerie, quello che ho sempre voluto è accendere i lampioni insieme a te.
Perché noi abbiamo una bella fortuna: proprio davanti a casa c’è un lampione, Leerie lo accende, sembra quasi la luna, e poi ne accende un altro milione. Ma prima di sparire voltati indietro, Leerie, con la tua scala e il lumicino, guarda quassù, qui, dietro il vetro dove ti osserva ogni sera un bambino!
Così, il futuro scrittore Robert Louis Stevenson, bambino gracile e ammalato (probabilmente di tubercolosi) ci raccontava dell’amico Leerie che dalla finestra della propria camera in Heriot Row a Edimburgo vedeva arrivare con la lanterna e la scala a pioli . Leerie era infatti un lampionaio e a poco a poco accendeva i lampioni (i lampioni ad olio o a gas) delle vie della città che prima del suo arrivo era immerse nel buio più profondo. Alla base del funzionamento del lampione acceso da Leerie e di molte altre lampade del tempo, vi è un elemento chimico – estremamente importante per la vita – l’ossigeno.
La scoperta dell’ossigeno
La scoperta dell’ossigeno così come quella di altri elementi quali l’ azoto e dell’idrogeno si devono ad Antoine Lavoisier, uno scienziato francese che stava rivoluzionando l’intero mondo della chimica. Pensate che stilò anche un iniziale elenco di elementi, assegnando ad essi e ai composti chimici che questi generavano una precisa denominazione in modo tale da poter già comprenderne – semplicemente leggendone il nome – la composizione e le possibili interazioni fra loro. Il tutto fu accuratamente raccolto nel Traité élémentaire del 1789, il capolavoro che incoronò Antoine Lavoisier come il “padre della chimica moderna”. Che egli non scrisse da solo.
L’aiuto fondamentale di Marie
Un capolavoro che fu realizzabile grazie al ruolo chiave che ebbe Marie-Anne Paulze, sua moglie che con l’aggiunta di note e l’inserzione di immagini da lei disegnate (immagini degli strumenti e dei procedimenti chimici seguiti) permise un efficace comprensione del lavoro fatto dal marito, di cui curò anche la traduzione in lingua inglese. Marie-Anne esperta poliglotta (parlava correntemente in latino, inglese e francese) permise al marito di essere sempre aggiornato sugli ultimi sviluppi internazionali avvenuti in campo chimico, aiutandolo nella redazione e nella traduzione di quegli articoli scientifici che avrebbero poi avuto risonanza nell’intero mondo. Tuttavia un altra rivoluzione era alle porte.
Laboratori distrutti e università incendiate
Tre mesi dopo la pubblicazione del Trattato, il 14 luglio 1789 scoppiò in Francia qualcosa che cambiò per sempre l’intera struttura sociale e politica non solo della Francia ma dell’intera società europea. la Rivoluzione Francese. I simboli del passato – senza troppi distinguo – vennero completamente rovesciati; la cultura, le accademie e le università dell’epoca rinnegate, abolite e abbattute. Il re di Francia verrà messo con la propria la testa sul patibolo, il potere e la giustizia del popolo avranno ora la meglio su chi prima amministrava la giustizia ed esercitava il potere “per conto di Dio”. Anche laboratorio di Lavoisier dopo essere stato confiscato verrà distrutto. Durante quella cupa e lugubre fase, definita Regime del Terrore, gli ideali illuministici di libertà, fraternità e uguaglianza della Rivoluzione Francese e contenuti nella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 saranno alla fine in qualche misura traditi.
Un “ciarlatano nemico della scienza“
Una degenerazione sanguinaria porterà nella sola capitale Parigi a 46.000 persone decapitate e a 500.000 persone imprigionate con l’accusa di cospirazione contro la neonata Repubblica rivoluzionaria. Dopo sei mesi di reclusione, alle ore 5 del pomeriggio dell’8 maggio 1794 (o il 19 Floreale del II anno della Rivoluzione, secondo il tempo scandito dal “nuovo calendario” introdotto dai “cittadini”) in Place de la Revolution (prima detta Place Louis XV e oggi conoscita come Place de la Concorde – la concordia dopo il regime del terrore) cadde sotto le lame della ghigliottina rivoluzionaria la testa del cinquantunenne scienziato francese Antoine Lavoisier. Le sue colpe, quella di essere stato tre anni prima un fermier général (un esattore privato di tasse e imposte) e quindi un “oppressore del popolo” nonché un “ciarlatano e nemico della scienza”. Davanti alla radicalità e all’ottusità rivoluzionaria, a nulla valsero il proprio prestigio di scienziato, la propria capacità di amministratore onesto (combattè le frodi e il contrabbando di alcol e tabacco), il fatto di essersi presentato egli stesso alla pubblica accusa e di non essere né un nostalgico né un politico legato all’Ancien Regime.
Di questa esecuzione, eseguita davanti agli occhi increduli della propria moglie Anne-Marie Paulze, che perse nello stesso giorno su patibolo il proprio padre Jacques, mai parole furono così dolorose e veritiere come quelle pronunciate dal matematico italiano Joseph-Louis Lagrange:
Alla folla è bastato un solo istante per tagliare la sua testa, ma alla Francia potrebbe non bastare un secolo per produrne una simile.
Joseph-Louis Lagrange, matematico
La scoperta di una nuova lampada
Se il periodo del Terrore fu un periodo buio e violento nella storia francese, fatto di arresti illegali e decapitazioni sommarie, le scoperte di Lavoisier in particolare la scoperta dell’ossigeno portarono letteralmente “luce” nella vita delle persone comuni del tempo. Fra il 1783 e il 1785 proprio in questo periodo sulla base degli studi precedentemente fatti dallo scienziato francese sulla scoperta dell’ossigeno venne realizzata da parte del chimico svizzero Aimé Argand l’omonima lampada. La lampada di Argand, possedeva a differenza delle lampade esistenti fino ad allora, un bruciatore costituito da due piccoli cilindri concentrici di metallo, tra i quali era inserito uno stoppino di cotone e un tubo di vetro cilindrico attraverso il quale l’aria entrava sia dal basso che dall’alto aumentando il contenuto di ossigeno all’interno della stessa. Quest’ultimo faceva sì che l’olio di grasso animale (diffusissimo l’olio di balena e l’olio di spermaceti) o vegetale (olio di oliva, olio di colza etc.) generassero una luce più intensa, più stabile e più bianca di quella generata dalle tradizionali lampade ad olio del tempo.
Di essa, il chimico Pierre Joseph Macquer dell’Académie des Sciences scrisse:
L’effetto di questa lampada è dei più̀ belli. Lasua luce molto bianca, molto viva e quasi abbagliante supera di molto quella di tutte le lampade inventate sino ad oggi, e non produce alcun fumo. Per parecchio tempo ho tenuto sopra la fiamma un foglio di carta bianca, che una fiamma che fa fumo avrebbe annerito in poco tempo. Ma il foglio è rimasto perfettamente bianco. Non ho, inoltre, sentito il benché́ minimo odore sopra e intorno alla fiamma della lampada di Argand.
Pierre Joseph Macquer, Académie des Sciences
La lampada di Argand fu una oggetto decisivo nella storia dei mezzi illuminanti e per oltre cinquant’anni fu una delle lanterne più impiegate per l’illuminazione domestica da parte di tutte le classi sociali, venendo poi sostituita nel 1850 dalla lampada a gas illuminante (ottenuto dalla distillazione del
carbon fossile) e successivamente dalla lampada a carburo di calcio[v] e infine nel 1880 dalla lampadina elettrica.
La luce artificiale come prodotto dell’uomo
La luce artificiale ovvero la luce creata dall’uomo è una scoperta che parla molto di noi stessi, ed è un qualcosa che si intreccia fittamente con il sapere. Per millenni l’uomo ha imparato ad accendere un fuoco e ha tramandato l’arte di saperlo conservare. Dal fuoco si è poi passati alla lampada (a combustione), il cui miglioramento tecnico ha portato sempre più ad una maggiore brillantezza e in un passo temporale alla lampadina e a lei.
E in queste notti di transizione fra il vecchio che ci lascia e il nuovo che si intravede mi piace ricordare le parole del medico e scrittore scozzese Archibald Cronin in Caleidoscopio poeticamente parlandoci della lampada di una guardia notturna scrisse che essa è una “timida stella in un universo misterioso,infinito”.
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