Nel cuore dell’Orto Botanico di Padova, il più antico orto universitario del mondo (fondato nel 1545), sono custodite tre preziose collezioni che testimoniano la botanica storica in epoca pre-digitale: la Xilocomoteca Italica, le Centurie e le tavole parietali. Questi strumenti, nati tra fine Ottocento e inizio Novecento, documentano in modo scientifico ma accessibile la struttura delle piante, offrendo uno sguardo tangibile sul modo in cui si insegnava botanica prima dell’arrivo della fotografia scientifica.
Botanica storica e la Xilocomoteca Italica
La Xilocomoteca Italica fu realizzata da Adriano Fiori, allievo del celebre micologo Pier Andrea Saccardo, intorno al 1900. Conservata al Museo Botanico di Padova, la xiloteca raccoglie oltre 200 sezioni ultrasottili (20–50 μm) di legni italiani ed esotici, ottenute con un microtomo progettato dallo stesso Fiori. Le sezioni venivano colorate con reagenti istologici e osservate al microscopio per rivelare dettagli anatomici: vasi conduttori, tracheidi, raggi midollari, fibre. Si tratta di un archivio tridimensionale di botanica storica, ancora oggi utile in archeobotanica, dendrologia e restauro ligneo.
Le Centurie: biodiversità agraria in 10 scatole
Raffaello Sernagiotto, agronomo attivo all’inizio del XX secolo, realizzò una raccolta didattica unica: le Centurie. Dieci scatole, ciascuna contenente 100 semi, per un totale di oltre 1000 esemplari, classificati per specie, utilizzo e provenienza. La collezione includeva piante coltivate, officinali, spontanee o infestanti come Cucurbita pepo (zucca), Triticum aestivum(grano) o Digitalis lutea (digitale gialla). Ogni seme era accompagnato da etichette con nome latino, uso agricolo o medicinale, e zona geografica. Le Centurie furono uno strumento fondamentale della botanica storica, pensato per la formazione di agricoltori e tecnici agronomi.
️ Tavole parietali: la botanica storica appesa alle pareti
Prima dell’introduzione di lucidi e proiezioni, l’insegnamento scientifico visivo si affidava alle tavole parietali: grandi litografie colorate, spesso con sfondo nero per aumentare il contrasto, appese in aule e laboratori. Una delle serie più iconiche, stampata a Lipsia nel 1899, rappresenta piante esotiche come Strychnos nux-vomica (stricnina), Zingiber officinale (zenzero) o Cinnamomum camphora (canfora). Frutto della collaborazione tra naturalisti, illustratori e tipografi scientifici, queste tavole erano strumenti codificati per l’insegnamento della morfologia vegetale. Un vero atlante visivo della botanica storica.
La botanica storica come metodo e memoria
Tutte queste collezioni – Xilocomoteca Italica, Centurie, tavole parietali – non erano oggetti statici, ma strumenti dinamici di apprendimento, impiegati in corsi universitari, scuole agrarie e musei. La loro funzione era formativa, ma anche conservativa: documentavano una biodiversità vegetale oggi in parte perduta. In un’epoca in cui i semi si toccavano, il legno si osservava al microscopio ottico e le piante si studiavano su carta telata, la botanica storica era anche una forma di artigianato scientifico. E come scrisse Arnold Dodel-Port nel 1883: “La natura viva è il miglior insegnante.”
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