L’uso delle pietre verdi durante il Neolitico rappresenta un’ affascinantecapitolo della storia umana, in particolare di quando le prime comunità agricole iniziarono a scoprire le proprietà uniche di materiali rari e resistenti come la giadeite e le eclogiti. Queste pietre dure e compatte venivano infatti scelte per creare strumenti di lavoro fondamentali, ma anche come oggetti di valore, riflettendo l’ingegno e la creatività di società lontane nel tempo.
La giadeite e le eclogiti: le “pietre verdi” della preistoria
Tra le pietre verdi usate nel Neolitico, la giadeite spicca per la sua straordinaria durezza, densità e resistenza, caratteristiche che la resero altamente apprezzata e ricercata. Questo minerale, parte del gruppo degli inosilicati e appartenente ai pirosseni, si forma in condizioni di temperatura elevata e pressioni intense, tipiche delle zone di subduzione, dove una placca tettonica scorre sotto l’altra. Il valoredi resistenza alla compressione della giadeite è superiore a 270 MPa, cosa cche la rende particolarmente adatta per essere impiegata nella fabbricazione di attrezzi resistenti come le asce e le accette.Le eclogiti, erano presenti in Italia nord-occidentale, in aree come il Monte Beigua in Liguria e il Monviso in Piemonte. Queste rocce permisero alle prime comunità agricole di ricavarne strumenti adatti a disboscare il territorio per la coltivazione, segnando una svolta nell’agricoltura preistorica.
Un valore simbolico e culturale
Oltre all’uso pratico, le pietre verdi acquisirono un valore simbolico e sociale. La giadeite, per esempio, non era usata solo in strumenti, ma anche come elemento decorativo e simbolo di status. Manufatti di giadeite e di altre pietre verdi “percorsero” distanze notevoli, raggiungendo luoghi lontani come la Scozia, la Scandinavia e l’Ungheria (dove sono state ritrovati in corredi familiari di individui particolarmente importanti nella comunità del tempo). Questo tipo di scambio tra comunità lontane fra loro testimonia una rete di interazioni culturali e commerciali che attraversava il continente, facendo delle pietre verdi un materiale altamente ricercato.
I manufatti e il ruolo dell’uomo preistorico
Le collezioni archeologiche europee oggi contano migliaia di esemplari di asce neolitiche di giadeite e altre pietre verdi, ciascuna levigata a mano per ottenere il massimo della resistenza e della funzionalità. In particolare, l’Università di Genova conserva oltre 150 di queste lame, raccolte alla fine del XIX secolo nell’area del Beigua. La durezza e la qualità di questi strumenti non solo rispondevano alle esigenze di un’agricoltura incipiente, ma rappresentavano anche oggetti che definivano lo status e l’identità delle comunità di quell’epoca. Le pietre verdi del Neolitico non erano quindi solo utili strumenti: erano testimoni della capacità dell’uomo di esplorare, innovare e creare reti di relazioni che andavano oltre i confini geografici. La storia delle pietre verdi racconta di come l’ingegno umano abbia plasmato il futuro dell’umanità, un colpo di accetta levigatura alla volta 🙂
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