Gli Occhiali di Monet

(Questo articolo è disponabile anche in podcast 🎙️: clicca qui per ascoltarlo)

In questo post parleremo di un oggetto appartenuto a Oscar Claude Monet ovvero i i suoi speciali occhiali. Ma chi è stato in breve Claude Monet? Monet è stato un artista che si è letteralmente immerso nella natura e ha cercato di mettere su tela elementi intangibili come la foschia, la nebbia, la luce, l’aria, l’acqua. Le cose o meglio il loro involucro per Monet erano cambiate da questi elementi tanto che egli scrisse:

Un paesaggio vive in virtù di ciò che lo circonda l’aria e la luce lo variano continuamente.

Claude Monet
Claude Monet insieme all’amico Georges Clemenceau (dettaglio)

Monet sul proprio cavalletto all’ aperto ha ritratto uno stesso soggetto accarezzato dai rosati delle albe, infiammato dai rossi della sere, illuminato dalla luce fredda e cenerina delle mattine. Molte volte, per continuare un dipinto, appunterà dietro alla tela il giorno e l’ora in cui lo aveva eseguito, con la speranza di ritrovare il giorno successivo o addirittura un anno dopo, nella medesima data, quelle caratteristiche che aveva appena abbozzato.

Claude Monet, Londra e il Parlamento riflessi sul Tamigi, 1905 (dettaglio)

Nel 1893, nella propria residenza di Giverny all’età di 53 anni progetterà e costruirà quello che in seguito definirà come il “suo capolavoro più bello”: ovvero il giardino acquatico. Uno stagno, un ponte giapponese, glicini bianchi, glicini color malva, salici e poi un tripudio di fiori piantati per sbocciare in ogni stagione. Tutto qui è creato per cogliere sulla tela la natura che si riflette nell’ acqua, quella natura così fluida le cui forme e i cui colori mutano a seconda delle ore del giorno, del corso delle stagioni, del variare degli elementi atmosferici.

Dell’elemento acqua dirà:

Essa è un soggetto mobile in continuo mutamento […] ogni momento che passa diventa qualcosa di nuovo e di inatteso. Un uomo può dedicare un’intera vita a ritrarre un’opera simile.

Claude Monet

Negli anni successivi la stessa esistenza del pittore è destinata in modo inatteso a mutare. Nel 1907, gli occhi di Monet, iniziano ad ammalarsi. Cinque anni più tardi, la diagnosi è certa cataratta bilaterale. Il cristallino, la lente posta all’interno dell’occhio e che serve a mettere a fuoco gli oggetti sulla retina, si opacizza e ingiallisce. Ne risente la visione, che progressivamente si fa meno limpida, i colori iniziano a essere percepiti come alterati, i limiti degli oggetti diventano ora più sfumati e difficili da cogliere.

Le sue stesse opere in particolare quelli dipinte all’ aperto risentono di questo incedere della malattia. Cicli pittorici quali Viale delle Rose, del Ponte Giapponese, del Salice Piangente sono ora caratterizzati da tonalità più cupe e meno brillanti: marroni, rossi, gialli sono i colori che predominano.

I bordi degli oggetti rappresentati si dissolvono, le forme cedono il passo al colore al movimento, ai contrasti, al chiaroscuro. Sulle tele è ora visibile la mano che tiene il pennello, tutto è più materico, tutto è più gestuale, quasi espressionista (tanto che questi quadri ispireranno nel futuro i pittori astratti).

Che cosa sta accadendo in questo periodo agli occhi di Monet?

La cataratta gli impedisce di vedere i colori e gli oggetti come prima. Nel 1922, dieci anni dopo la prima diagnosi, il Dr. Charles Coutela registrerà come l’occhio destro reagisca oramai ai soli stimoli luminosi mentre l’occhio sinistro conservi un acutezza visiva di solo 1/10. Incapace di dipingere, dirà:

La mia povera vista mi fa vedere tutto annebbiato. Ma è comunque bello ed è questo che mi sarebbe piaciuto rendere.

Claude Monet

Nel 1923, tuttavia avviene qualcosa. Qualcosa che ci porta a quegli occhiali di cui vi ho parlato prima. Nel 1923  l’amico e famoso politico francese Georges Clemenceau  convince Monet a farsi operare.  L’ intervento, che interessò solo uno dei due occhi, quello destro  ebbe successo tuttavia dopo l’operazione insorsere delle complicazioni che gettarono il pittore nello sconforto.

Senza il cristallino  l’occhio era ora diventato  troppo sensibile alla luce  tanto da venirne abbagliato. La visione, è molte volte invasa dal colore blu, nonché spesso doppia.

Dopo diversi tentativi, sarà l’oftalmologo Jacques Mawas, a costruire degli occhiali capaci di superare,  almeno parzialmente questi problemi. Le lenti montate e  prodotte dalla Zeiss, colorate di giallo e diverse fra loro, saranno all’epoca altamente innovative. La lente destra – quella dell’occhio operato –  è convessa e leggermente colorata, la sinistra invece quasi totalmente opaca  per evitare la visione doppia. 

Nel 1925,  indossando questi occhiali, Monet riesce a tornare a dipingere.I colori non sono più sgargianti, forti, contrastanti, ritornano sulla le delicate combinazioni, predominano ora i blu ed i verdi con cui viene raffigurato lo stagno e il giardino che in esso si riflette.

L’intervento chirurgico prima  e gli occhiali poi hanno permesso a Monet di ritornare alla pittura  fino al suo spengersi il 5 dicembre 1926 per una neoplasia al polmone scoperta pochi mesi prima. Monet continuerà fino all’ultimo a dipingere e a ritoccare i propri dipinti  in particolare quelle progetto di enormi ninfee che aveva nel 1918,  al termine delle 1° guerra mondiale,  promesso come monumento di pace all’ amico Clemanceau. 

Claude Monet, Le Nifee, 1916-1919 (dettaglio)

Condividilo!

2 pensieri su “Gli Occhiali di Monet

I commenti sono chiusi.