La figura di Alessandro Malaspina rappresenta uno dei casi più emblematici in cui le grandi esplorazioni marittime del XVIII secolo si intrecciano con la scienza, la geopolitica e l’Illuminismo. Nato il 5 novembre 1754 a Mulazzo, in Toscana, fu il settimo figlio dei marchesi Carlo Morello Malaspina e Caterina Meli Lupi. La famiglia, feudataria da otto secoli, era nota per il mecenatismo culturale e, secondo la tradizione, avrebbe ospitato anche Dante Alighieri. Dal 1765 al 1773 studiò a Roma presso il Collegio Clementino, una delle istituzioni più prestigiose per l’élite nobiliare italiana. Nel 1772 la famiglia si trasferì a Palermo, ospite del viceré di Sicilia, a causa delle difficoltà economiche del feudo di Mulazzo. L’anno seguente, Alessandro entrò nell’Ordine di Malta, dove compì le sue prime esperienze nautiche.
Alessandro Malaspina e la Real Armada spagnola
Nel 1774, a soli 20 anni, Alessandro Malaspina si arruolò nella Real Armada spagnola come guardiamarina, iniziando la sua carriera navale nel porto di Cadice. Dal 1775 partecipò a diverse campagne militari nel Mediterraneo, tra cui le spedizioni contro Algeri e l’assedio di Melilla. Si distinse in particolare nella battaglia di Santa Maria del 1780 contro le forze britanniche.
Durante i successivi dieci anni, Malaspina scalò rapidamente i ranghi della marina spagnola. La sua formazione enciclopedica e il suo spirito illuminista lo resero un punto di riferimento per la crescente alleanza tra scienza e strategia marittima. La sua esperienza nelle rotte oceaniche e nelle discipline scientifiche (cartografia, meteorologia, antropologia) fu determinante per la sua missione più ambiziosa.
La spedizione Malaspina: scienza globale sotto bandiera spagnola
Nel 1789, Malaspina fu posto a capo di una grande spedizione scientifica e politica voluta dalla Corona spagnola. A bordo delle corvette Descubierta e Atrevida, la missione durò cinque anni, dal 30 luglio 1789 al 21 settembre 1794, e toccò tre continenti: America, Oceania e Asia. Tra i luoghi esplorati vi furono la Patagonia, il vicereame del Perù, l’Alaska, le Filippine e l’isola di Guam. Scopo dichiarato della spedizione era quello di raccogliere dati geografici, astronomici, botanici, zoologici e antropologici. Tra le scoperte più significative vi fu la descrizione dello stretto di Juan de Fuca, oggi importante passaggio tra gli Stati Uniti e il Canada. Le misurazioni effettuate con strumenti all’avanguardia per l’epoca, come i sestanti e gli orologi marini, permisero di perfezionare le mappe dell’oceano Pacifico. In particolare, la spedizione fu tra le prime a documentare in modo scientifico le culture indigene della costa nordoccidentale americana.
La caduta politica e l’oblio della memoria
Nonostante il successo scientifico della missione, il ritorno in Spagna segnò per Malaspina l’inizio di un rapido declino. I suoi scritti politici, critici verso il potere assoluto e ispirati ai principi dell’Illuminismo, lo portarono a scontrarsi con il primo ministro spagnolo Manuel Godoy. Accusato di cospirazione, fu imprigionato per quasi 8 anni, dal 1795 al 1803, e gli fu vietato di pubblicare i risultati della sua spedizione. Morì in esilio volontario a Pontremoli il 9 aprile 1810, a soli 55 anni. Oggi la figura di Alessandro Malaspina è oggetto di una riscoperta storiografica e scientifica. I suoi diari, le tavole cartografiche, e le osservazioni naturalistiche, conservati presso archivi spagnoli e italiani, rappresentano un tesoro per la storia della scienza. La sua opera, trascurata per oltre un secolo, ha ripreso visibilità grazie a studi interdisciplinari che ne riconoscono il valore sia geopolitico sia epistemologico.
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