Nel periodo romano e nei secoli successivi, le comunità del Barbaricum centrale, in particolare i guerrieri, utilizzavano “droghe” (sostanze psicoattive) per stimolare fisico e mente, durante le battaglie. Questo uso di sostanze stimolanti si riflette nei ritrovamenti archeologici in tombe e siti votivi di piccoli cucchiai metallici, spesso associati a cinturoni di pelle. La scoperta di tali artefatti dimostra come i vichinghi utilizzassero questi strumenti per dosare con precisione le sostanze che – durante le battaglie – li avrebbero aiutati a mantenere l’energia e a ridurre lo stress.
I cucchiai come strumenti di dosaggio
I cucchiai metallici, noti tipo A e tipo B, erano fissati a cinturoni in pelle al corpo e venivano sollevati facilmente per l’uso. La forma e la dimensione di questi utensili suggeriscono come la quantità di sostanza contenuta fosse pensata per un dosaggio preciso. Questo era particolarmente importante per evitare effetti collaterali indesiderati, come il rischio di overdose. I cucchiai erano utilizzati per ingerire o inalare stimolanti provenienti da piante o funghi, come l’ergot, una sostanza facilmente reperibile nelle coltivazioni di cereali e nota per i suoi effetti psicotropi.
Le sostanze naturali e il loro utilizzo strategico
Oggi sappiamo che molte di queste piante e funghi contenevano composti chimici attivi capaci di influenzare direttamente il corpo e psiche umane. Le conoscenze su come e quando utilizzare queste sostanze venivano tramandate all’interno delle comunità, probabilmente da figure esperte come sciamani o guaritori. Queste persone avevano il compito di raccogliere le piante nel momento giusto, conservarle correttamente, e prepararne estratti da somministrare ai guerrieri. L’assunzione di queste sostanze non era casuale; i guerrieri dovevano essere in grado di identificare il momento migliore per assumerle, in modo da ottenere il massimo beneficio durante un conflitto.
Le pratiche rituali e il legame con la guerra
Molti dei ritrovamenti di cucchiai e altri utensili sono legati a contesti rituali. La preparazione dei guerrieri per le battaglie non si limitava alla mera strategia militare: c’era un forte legame tra l’uso di sostanze psicoattive e la preparazione mentale. L’assunzione di queste sostanze mirava ad aumentare la resistenza fisica e a favorire un miglior focus mentale, un aspetto cruciale quando si affrontavano battaglie violente e affaticanti.
Una conoscenza empirica ma sofisticata
Sebbene gli antichi guerrieri non possedessero le conoscenze moderne sulla chimica delle piante e dei funghi, la loro esperienza empirica era basata su osservazioni sistematiche. L’uso di queste sostanze, quindi, non era solo un atto casuale, ma una pratica ben codificata e regolata. Non a caso, in molti siti archeologici sono stati ritrovati contenitori in legno che potrebbero essere stati utilizzati per conservare polveri o liquidi derivati da piante stimolanti.
Ma quali piante veniva utilizzate?
Ebbene tra queste vi erano il papavero da oppio (Papaver somniferum), la cannabis (Cannabis sativa), l’efedra (Ephedra), la belladonna (Atropa belladonna), il giusquiamo (Hyoscyamus niger), la mandragora (Mandragora officinarum), nonché funghi allucinogeni come Amanita muscaria e Psilocybe semilanceata.
Se volete approfondire i risultati di questa ricerca archeologica, vi consigliamo di leggere l’articolo scientifico da cui abbiamo tratto il nostro post: “In a narcotic trance, or stimulants in Germanic communities of the Roman period”
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