Il Mistero della Madonna con tre mani.

Visitando il Museo Diocesano de La Spezia abbiamo potuto ammirare una bellissima mostra di icone greco-bizantine appartenute ad uno dei più grandi chirurghi della mano italiani: il Prof. Renzo Mantero((La vedova del Prof. Renzo Mantero, la sig.ra Maria Giovanna Bragantini Mantero ha donato oltre 100 opere artistiche al Museo Diocesano di La Spezia))…e abbiamo scoperto come esista l’icona di una Madonna con tre mani!

Ma chi era Renzo Mantero?

Renzo Mantero nacque a Portovenere (SP) il 11 febbraio 1930. Successivamente visse a Savona dove ha diretto per numerosi anni il reparto di Chirurgia Generale e della Mano e dove ha fondato il Centro Regionale di Chirurgia della mano, tutt’oggi un’eccellenza nel panorama sanitario nazionale. Nel 2012, il Prof. Mantero si è spento nel borgo marinaro di Pietra Ligure.

La mano dell’essere umano è sempre stata sempre al centro del suo interesse; basti pensare le intersezioni fra arte e scienza che spesso si trovano nei suoi meravigliosi scritti. Mantero si interessò infatti a Neruda, a Pirandello, alle mani degli Apostoli nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci fino ad arrivare a quelle virtuose di Niccolò Paganini. In questa mostra, abbiamo potuto ammirare le sue bellissime icone, fra cui l’icona della Madonna caratterizzata dal fatto di avere tre mani.

L’icona: simbolo della fede

Partiamo dalla parola: “icona”. Dal greco eikon essa è l’immagine e il segno della presenza di Dio per i credenti di rito bizantino-ortodosso. Nell’icona, l’invisibile diventa visibile. Dirà nel saggio “Le Porte regali”, il monaco-scienziato Pavel Florenskji:

“Qualsiasi arte pittorica ha come scopo quello di trasportare lo spettatore oltre il limite dei colori e della tela che sono percepibili sensibilmente, e condurlo in una determinata realtà: e allora l’opera pittorica condivide con tutti i simboli in generale la loro caratteristica ontologica fondante: essere ciò di cui sono simbolo. […] Ebbene l’icona ha lo scopo di trasportare la coscienza nel mondo dello spirito, di far vedere “spettacoli misteriosi e sovrannaturali”

Le Porte Regali, Pavel Florenskji

Essa rappresenta la vittoria nella Chiesa Ortodossa del concetto di incarnazione che proprio in questa forma d’arte si traduce nel poter rappresentare la divinità con la propria immagine. Ogni cosa perfino il tipo di legno o la scala dei colori sono un percorso che porta dal visibile all’invisibile, dalla materia allo spirito.

Quando nacquero le icone?

Le prime icone ad essere disegnate sono associate al medico((Luca di Antiochia esercitava la professione medica prima di avviarsi sulle strade dell’annunzio cristiano al seguito di Paolo)), evangelista e pittore San Luca. La Vergine con in Braccio il Bambino, il sacro lino con il ritratto di Cristo ne sono alcuni esempi. Da li in poi questi ritratti di figure saranno “copiati” ovvero il loro disegno dovrà essere riprodotto in modo minuzioso e fedele.

I tratti del volto di Cristo, di Maria e dei Santi devono essere pertanto minuziosamente riprodotti per come sono stati visti e descritti da coloro che l’hanno conosciuto. Il pittore di icone, generalmente un monaco, è infatti tenuto a copiare nel dettaglio questi modelli e non a inserire nessun elemento della propria creatività.

Ogni particolare che sia l’atteggiamento del corpo, una smorfia del volto, il movimento della mano ha un significato preciso e così deve essere raffigurato. Gli stessi materiali, la loro preparazione conservano in sè un preciso significato. Questo perchè le icone non sono solo un illustrazione di un avvenimento religioso ma l’interpretazione in forma simbolica di un pensiero.

Splendenti alla luce delle candele

Indicativamente dal X secolo, le icone si trovano spesso “protette” da un rivestimento metallico. Spesso cesellato ha forme di fiori, di tralci vegetali o forme geometriche, fino a realizzazioni più complicate. Esso “custodisce e protegge le icone e le fa risplendere alla luce delle candele e dei lumini presenti nel luogo di culto dove sono conservate. Quasi sempre presente, in forma di rilievo o no, l’aureola sui personaggi (detta nimbo).

Fra le coperture metalliche abbiamo:

  • la basma ovvero una striscia di metallo lavorata (a sbalzo) che incornicia l’icona. In questo caso l’immagine viene lasciata tutta scoperta.
  • la okhla in questo caso la copertura ricopre parzialmente tutti i personaggi.
  • la riza una copertura che riproce addirittura i mvimenti degli abiti, le iscrizioni e i più piccoli dettagli della figura religiosa. Vengono lasciate scoperte solo mani, piedi e volto dell’icona. Questo tipo di protezione è realizzata a partire dal XII secolo con materiali preziosi quali argento, oro, pietre dure, pietre preziose e filigrana. Famose sono le officine orafe che la realizzano fra queste spiccano quelle di Fabergé e di Ovchinikov.

L’icona con tre mani

Nel 676 d.C a Damasco si narra di Giovanni un arabo di fede cristiana responsabile dell’amministrazione cittadina. Caduto in disgrazia, venne processato per tradimento e una sua mano, la destra per la precisione, gli venne amputata dal califfo locale.

Leggenda vuole che la mano amputata fosse stata offerta da Giovanni all’effige della Madonna, senza chiedere nulla in cambio. Dall’icona della Vergine si narra fosse uscita una mano,che gli riattaccò l’arto.

A causa di questo, Giovanni lasciò Damasco e si ritirò come monaco a San Saba un importante monastero fra le città di Betlemme e Gerusalemme. Qui divenne vescovo e fu da molti apprezzato come teologo e predicatore, lasciando alla sua comunità il dipinto dell’ icona con tre mani.

Un altra leggenda ci dice invece che l’ordine di mozzare la mano destra di Giovanni fu dato dall’Imperatore Leone III il quale ordinò al califfo di Damasco poi di esporla sulla pubblica piazza della città. Giovanni senza la propria mano andò in Chiesa a chiedere alla Madonna restituzione della propria mano. Addormentatosi davanti al ritratto della Vergine, a cui era devoto, si risvegliò guarito. In segno di gratitudine egli fece appendere una mano di argento accanto alla mano della Madre di Dio. Altre narrazioni ancora ci dicono che lo stesso Giovanni fece dipingere un intero braccio con mano sull’ icona.

Da lì in breve l’icona della Grande Madre venne disegnata con tre mani e per questo venne chiamata Panagia Tricherousa (letteralmente dal greco Vergine dalle tre mani). Questo tipo di raffigurazione, si diffuse non solo fra i fedeli di Giovanni il Damasceno ma anche oltre. Oggi la Grande Madre con Tre Mani è infatti la più importante icona all’interno della chiesa serbo-ortodossa ed un bellissimo esemplare è conservato nel monastero di Hilandar in Serbia.

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