5 panchine sopra 3.000 anni di Storia

Durante le nostre vacanze in Croazia, visitando Pola ci siamo imbattuti in cinque panchine tutt’altro che ordinarie. Cinque panchine di cui ognuna omaggiava grandi anime della letteratura e della scienza mondiali. 

La loro collocazione ci ha notevolmente incuriosito e abbiamo scoperto che esse si trovavano all’interno dell’area archeologica del Quartiere di San Teodoro. Qui, gli archeologi del Museo Archeologico dell’Istria fra il 2005 e il 2009 hanno scavato oltre 4.000 mq (fino ad una profondità di otto metri). Scoprendo tracce delle generazioni che per 3.000 anni – ininterrottamente – vi hanno abitato. 

Il Quartiere di S. Teodoro a Pola
Scrittrice danese, autrice de “La mia Africa“, visse tra l’ Africa e la sua patria, ispirando con le sue storie il mondo intero.

Sulla sua panchina è riportata la frase: “La cura per ogni cosa è l’acqua salata: le lacrime,il sudore, o il mare.

Al di sotto delle panchine : gli Histri (dal XI a.C al I a.C)

La prima generazione di cui si è trovata traccia è stata quella dell’antica tribù degli Histri. Vicino ad una sorgente di acqua potabile, gli Histri durante l’età del Ferro costruirono le loro case. La tecnica adottata fu quella del muro a secco con sovrastruttura in legno.

La stessa area vicino alla fonte presentava il rinvenimento di numerose fibule, un accessorio imprescindibile dell’abbigliamento preistorico. Esse, assieme a perline di vetro e a perline di ambra si ritiene siano state possibili doni votivi alla fonte stessa.

Al di sotto delle panchine: i Romani (dal XI a.C al I a.C)

Pola venne fondata come colonia romana nel 46-45 a.C., e proprio nella parte sud-orientale del quartiere di San Teodoro si trovano i resti di un complesso sacro legato al culto dell’acqua, della salute e dell’igiene.

Il Tempio e…2.000 anfore che lo sorreggono!

Costruito su un podio rialzato, protetto e circondato da possenti mura (area sacra) e da un peristilio, vi era infatti un pozzo che attingeva a una fonte naturale di acqua potabile. Si ipotizza che esso facesse parte di un tempio (vista la presenza di massicce mura di fondazione), probabilmente consacrato al semidio Ercole, protettore della città di Pola stessa. A suffragare questa ipotesi si ha il ritrovamente di blocchi chee presentano in rilievo la raffigurazione della clava.

ll podio del santuario romano e le sua  fondamenta presentano anche una particolarità. Essi sono costituiti da 2.119 anfore principalmente intatte, sigillate e poste capovolte su uno strato di pietrame. Le anfore sono nella maggioranza di tipo Lambroglia 2, Dressel 6 e forme intermedie. Esse rappresentano il più grande giacimento di anfore rinvenuto al mondo!

 Ma perché queste anfore erano qui? Ebbene non essendo più utilizzate per il trasporto del vino, le anfore erano state ri-impiegate dai romani per drenare e livellare il terreno irregolare su cui avrebbe dovuto sorgere il tempio romano. La anfote avevano avuto il compito di convogliare le acque piovane verso il pozzo riducendo così la pressione dell’acqua sui muri portanti del podio. In questo caso evitavano che quest’ultimi crollassero a causa della dilavazione. 

La Domus

Nella parte occidentale del quartiere di San Teodoro, sono stati rinvenuti i resti di una lussuosa casa residenziale romana riccamente decorata (domus). Nel cortile centrale della domus sono state scoperte diverse stanze decorate (l’atrio per il ricevimento degli ospiti, il triclinio dove si pranzava, la cucina etc.).

Esse presentano ancora affreschi, stucchi, decorazioni in marmo e pavimenti musivi (cioè decorati con piccole tessere realizzanti disegni). La parte meridionale della casa stessa aveva anche una sala da bagno riscaldata da stufe (praefurnia) e una sauna riscaldata con aria calda. Completava il tutto un piccolo cortile interno, che serviva per dare luce agli ambienti e per raccogliere l’acqua piovana. In uno di questi ambienti è stato trovato un piccolo sacrario con pavimento musivo raffigurante un altare e una conchiglia stilizzata con la scritta “Salus“, nome della dea romana della salute. 

Le Terme

Ad est della casa sono stati rinvenuti il grande e fastoso complesso (1.000 mq) dei bagni pubblici-terme (thermae publicae). Costruiti fra il 45 e il 30 a. e costituiti da una rete di condotte e canali, avevano un unico scolo verso il mare. Il complesso, insieme al santuario e alla domus venne distrutto da un incendio alla fine del V sec. d.C.

Al di sotto delle panchine: le donne (e uomini) tardo-antichi

Nella seconda metà del V sec. un incendio distrusse il santuario, la domus e le terme romane. Ricoperti i resti e le fondamenta con terriccio al di sopra di esse sorse un agglomerato di modeste costruzioni che assieme ad una chiesa delimitavano un cortile dove ancora funzionava il pozzo romano. 

Nel V-VII d.C parte di questo sito venne utilizzato per produrre olio d’oliva e nella parte est delle antiche terme romane venne anche costruita una chiesa paleocristiana a una sola navata che fonti indicano come dedicata a S. Lucia. Questa chiesa venne poi distrutta nel XV secolo, quando al suo posto sorse la molto più spaziosa chiesaa di S. Teodoro.

Al di sotto delle panchine: dalle suore nel Medioevo ai fanti austriaci

Passato il tumultuoso Trecento che vide la zona soggetta a saccheggi, devastazioni, incendi e distruzioni in quella che fu l’asprissima guerra fra le potenze marinare di Venezia e Genova, nel 1458 al posto della distrutta e abbandonata Chiesa di S. Lucia venne costruita la chiesa tardo gotica di San Teodoro e il corrispondente convento femminile benedettino (quest’ultimo situato presso la fonte).

In questo contesto è stata trovata rinvenuta una notevole quantità di vasellame ceramico da tavola e da cucina con rivestimento invetriato o smaltato. Al di fuori della chiesa è stato rinvenuto il cimitero e nella chiesa sono state scoperte 11 cripte mortuarie ognuna contenente più inumazioni.

Le Undici Cripte

Le persone poste nelle cripte avevano vesti ricamate assieme a ornamenti floreali metallici, anellini e rosari muniti di piccole medagliette devozionali di metallo  o crocifissi in legno. In quanto espressione di devozione profonda, neanche dopo la morte venivano separate dal corpo del defunto.

In totale si documentano un centinaio di inumazioni, in prevalenza di donne (si suppone le suore abitatrici del convento) ma si ipotizza anche quelle di ricche borghesi, che lasciavano in eredità i propri beni alla comunità ecclesiastica a cui avevano appartenuto in vita. Tuttavia vi sono anche scheletri di uomini (probabilmente i servitori e i lavoratori assunti dal convento) e di bambini, di cui la maggioranza in età adolescenziale, probabilmente quelli di novizie. 

Da luogo di preghiera a luogo dell’uomo 

Nel 1789 il Convento e la Chiesa di S. Teodoro sono state abbandonati dalle suore per trasferirsi nel monastero di S. Giovanni Laterano a Venezia e nel 1873 sono state Chiesaa e Convento sono stati demoliti durante la costruzione di una caserma di granatieri della fanteria austroungarica. 

Nel XX secolo, dopo la I guerra mondiale, quando Pola passò al Regno d’Italia, nello stabile della caserma si insediò a partire dal 1928 una Manifattura tabacchi che andò a fuoco nel 2002. E proprio dopo l’incendio, durante gli scavi che si riuscì a trovare questo patrimonio di reperti che abbiamo appena descritto.

Per maggiori informazioni sull’area archeologica del Quartiere di San Teodoro:

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