Il segreto sotterraneo di Terricciola

L’Ipogeo (etrusco) del Belvedere è uno staordinario monumento che racconta 2400 anni di storia sotterranea. Noi abbiamo avuto l’occasione di vederlo grazie all’associazione che se ne occupa: Le Città Sotterranee. Situato nel cuore della Valdera, questo ambiente scavato nel tufo sabbioso testimonia la presenza etrusca nell’area tra il IV e il III secolo a.C. Con oltre cinquanta strutture ipogee censite sotto il borgo, Terricciola costituisce un unicum archeologico nella provincia di Pisa. Tra queste tombe, l’Ipogeo del Belvedere è l’unico attualmente aperto al pubblico e rappresenta un raro esempio di tomba gentilizia trasformata nei secoli in spazio multifunzionale. 

Architettura e dimensioni dell’Ipogeo etrusco di Terricciola

L’Ipogeo etrusco di Terricciola è interamente scavato in un banco di sabbie plioceniche, localmente chiamate “tufo sabbioso”. L’impianto architettonico misura 15,5 metri di lunghezza ed è costituito da un corridoio principale inclinato, detto dromos, che si sviluppa con un dislivello di circa 2,2 metri dall’ingresso fino alla camera di fondo. Lungo i lati del corridoio si aprono sei celle funerarie rettangolari disposte simmetricamente, tre per lato, destinate alle deposizioni familiari.

All’estremità si trova la cosiddetta cella del pater familias, probabilmente riservata al capofamiglia. Alcune nicchie laterali e un silos scavato in profondità testimoniano i successivi adattamenti. La pianta ricalca il modello delle tombe etrusche di epoca ellenistica come quelle di Legoli, a dimostrazione di una tradizione architettonica precisa che si diffuse nella Valdera intorno al 350 a.C. 

Funzione originaria e riusi storici

Nato come tomba di una famiglia aristocratica etrusca, l’Ipogeo del Belvedere venne utilizzato fino alla fine del III secolo a.C., quando molte necropoli collinari furono progressivamente abbandonate. Durante l’età romana non vi sono tracce di riutilizzo. L’ambiente rimase sigillato per secoli fino alla riscoperta in epoca moderna.

Dal XVIII secolo contadini locali iniziarono a usare l’ipogeo come deposito agricolo, sfruttando la temperatura costante e l’umidità ridotta per conservare alimenti e vino. Nei livelli più recenti gli archeologi hanno trovato frammenti di botti, ceramiche invetriate del XVI-XVII secolo e ossa animali.

Un piccolo silos ellissoidale scavato sul lato destro, profondo circa 1,8 metri, era impiegato probabilmente per lo stoccaggio dei cereali. Questo riutilizzo proseguì almeno fino al XIX secolo, quando la struttura cadde in abbandono. 

La collezione di reperti etruschi

Oggi l’Ipogeo del Belvedere  ospita una piccola ma significativa esposizione di reperti. Tra i manufatti più importanti spiccano i cippi funerari etruschi di tipo “a clava pisana”, caratterizzati da un fusto troncoconico e una sommità sferica. Il Cippo di Poggiarelli, recuperato in località omonima, è considerato un esemplare di riferimento per l’area volterrana e pisana. I cippi datano tra il IV e il III secolo a.C., in linea con la cronologia della necropoli. All’interno dell’ipogeo sono conservati anche frammenti di ceramiche da corredo, alcuni con decorazioni graffite invetriate in giallo, e oggetti d’uso domestico provenienti dai livelli più recenti. Questa collezione contribuisce a contestualizzare il monumento nella lunga storia del territorio.

Un museo sotterraneo visitabile

Dal 2002, grazie al restauro curato dal Gruppo Archeologico Tectiana, l’Ipogeo del Belvedere  è tornato accessibile. Le visite guidate consentono di percorrere gli ambienti originari e osservare da vicino la stratificazione degli usi. Nel 2025 il Comune di Terricciola e l’associazione “Le Città Sotterranee” hanno promosso un programma di visite gratuite, rinnovando l’interesse per questo patrimonio. La conservazione e la valorizzazione di questo ipogeo, testimone di oltre 2000 anni di storia, rappresentano un esempio virtuoso di tutela del patrimonio archeologico diffuso. 

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