Registrando una serie di podcast sullo scienziato francese Antoine Lavoisier e successivamente su uno strumento di morte come la ghigliottina ci siamo imbattuti nella figura di uno dei più importanti politici della Rivoluzione Francese: il celebre Maximilien de Robespierre. Abbiamo scoperto come la sua esistenza sia stata segnata da una malattia infettiva che nei secoli ha mietuto notevoli vittime nella storia: il vaiolo. Una malattia che ha lasciato pesanti tracce sul volto dello stesso Robespierre.
La Morte di Robespierre
Iniziamo a dire che Maximilien de Robespierre non morì a causa del vaiolo. Egli morì, all’età di 36 anni, sotto le lame del rasoio nazionale. Con questo termine era chiamata la macchina della ghigliottina, lo strumento di morte messo a punto proprio dai rivoluzionari francesi. Il giorno della sua esecuzione fu il 10 termidoro 1794 ovvero il 28 luglio 1794. Il luogo fu la gremita Place de La Revolution (oggi non a caso chiamata Place de la Concorde). Autore dell’atto, l’ufficiale giudiziario e boia parigino Henry Thierry Sanson.
La sera precedente, il 9 termidoro, al culmine del suo potere politico e di consenso, Robespierre era stato arrestato all’Hôtel de Ville. Ferito alla guancia da un colpo di pistola sparato dal militare Charles-André Merda, per meno di 24 ore fu detenuto nella sale del feroce Comitato di Sanità Pubblica.
Il giorno precedente era stato dichiarato fuorilegge e messo a morte insieme alla sua scorta, la sua fedelissima garde rapprocheé. Insieme a lui saranno arrestati altri radicali giacobini come il fratello Augustin de Robespierre, Francois Hanriot e Georges Southon. Il suo governo di stampo radicale e giacobino era alla data dell’arresto durato meno di un anno.
Il corpo di Robespierre
Robespierre era un uomo di corporatura magra e relativamente basso. Caratterizzato da capelli scuri, occhi penetranti, il suo corpo – eccetto la testa – dopo l’esecuzione venne gettato in una fossa comune ed a oggi non è stato ancora possibile rintracciarlo. Della testa e del volto, secondo usanza dell’epoca, se ne sono fatte alcune maschere mortuarie.
Una di queste, considerata fra le più attendibili, è conservata alla Collezione Dumoutier nel Granet Museum ad Aix-en-Provence. Ma nessuna è bene sottolinearlo è pienamente affidabile. Anche se importanti notizie mediche possono essere desunte da testimonianze storiche scritte.
Il volto di Robespierre
Sebbene non possiamo avere un idea precisa del volto di Robespierre, un articolo su Lancet , gli storici Philippe Charlier e Philippe Froesch1, hanno provato a ricostruirlo in 3D.
L’articolo, fondato su diverse testimonianze storiche, ci dice come l’avvocato del popolo oltre ad essere probabilmente affetto da sarcoidosi, avesse un volto pesantemente deturpato dalle cicatrici lasciate dal vaiolo.
Che cos’è il vaiolo
Il vaiolo è stata una grave e contagiosa malattia virale causata dal Variola virus. Questa patologia è stata una delle più mortali nella storia dell’umanità. Capace di diffondersi ampiamente uccise milioni di persone nel corso dei secoli e ne lasciò altrettanti di colpite, in particolare nel sistema visivo (cecità).
Il vaiolo si manifestava con:
- febbre
- mal di testa
- dolori muscolari
- rash cutaneo caratteristico. Esso formava pustole piene di liquido che collassavano e si trasformavano in cicatrici (come quelle che segnarono il volto di Robespierre).
Già conosciuto nell’antichità e descritto nelle diverse epoche( in particolare meritano menzione i resoconti del medico arabo Al Razi) un modo per prevenirlo fu la vaccinazione. Ideata da Jenner fu scoperta addirittura molto prima che gli stessi germi fossero collegati allo sviluppo di malattie. In seguito, gli scienziati furono in grado di spiegare perché questo metodo di prevenzione funzionasse.
Prima del vaccino
Ancor prima della vaccinazione si utilizzava un antico metodo diffuso originariamente in Cina e nelle Grandi Indie (così racconta il medic Samuel Tissot in Avis au people sur sa santé). Questo metodo era chiamato inoculazione o variolizzazione. Diffuso poi in Georgia e in Circassia arrivò a Costantinopoli e da qui in Occidente grazie a Mary Wortley Montague, moglie dell’ambasciatore inglese in quella che oggi è l’odierna Istanbul.
Nella inoculazione, i medici del tempo con grande perizia prelevavano del materiale purulento dalle pustole di persone affette da una lieve forma di vaiolo (variola minor). Poi le applicavano sui graffi o scarificazioni della cute di persone sane. Queste persone successivamente sviluppavano una forma lieve della malattia, che li proteggeva da forme “più forti” e letali di vaiolo. L’inoculazione era una tecnica tutt’altro che scevra da rischi: alcune persone morivano a causa della stessa lieve quantità inoculata.
L’invenzione della “vaccinazione“
Fu il medico rurale inglese Edward Jenner che praticava nel Gloucestershire ad intuire – osservando come coloro che mungessero di vacche non fossero mai colpiti pesantemente dal vaiolo . Egli infatti scrisse:
Se vuoi sposare una donna che non sarà mai spaventata dal vaiolo, sposa una lattaia.
Edward Jenner
Jenner intuì come fosse possibile immunizzare le persone inoculandole con i germi del vaiolo presente nelle mucche ovvero inozulandoli con il cow-pox o vaiolo delle vacche da cui deriva proprio il termine “vaccino”. Nel 1796, inoculò il piccolo James Phipps con del materiale purulento proveniente dalla lesione (provocata dal cowpox) sulla mano della lattaia Sarah Nelmes. Otto settimane dopo essere stato sottoposto a variolizzazione, il piccolo James non sviluppò il vaiolo.
Jenner si rese conto come la sua “vaccinazione” impedisse al vaiolo umano di essere contratto. Nel 1840, la vaccinazione contro il vaiolo fu resa gratuita per tutti i bambini nel Regno Unito. Nel 1853, fu resa obbligatoria. Il vaccino aveva dimostrato di essere efficace e di dimostrarsi un portentoso successo!
- L’articolo intitolato “Robespierre: the oldest case of sarcoidosis?” è possibile trovarlo sul volume 382 di Lancet dicembre 2013 [↩]