Il viaggiatore delle meraviglie

Giovanni Podenzana (1865–1943) fu molto più di un semplice viaggiatore: etnologo, musicista, collezionista e narratore della modernità. La sua avventura più importante iniziò il 18 luglio 1891, quando salpò da Genova sul piroscafo Braunschweig, insieme all’amico Ruggero Schiffini. Obiettivo: raggiungere l’Australia. Durante la rotta, assistette allo Stromboli in eruzione. Il viaggio si apriva sotto il segno dello spettacolo naturale e della curiosità scientifica. Dai suoi taccuini, ricchi di osservazioni e disegni, nascerà uno dei patrimoni più preziosi del mondo di quel tempo che poi confluirà nel  il Museo Etnografico di La Spezia.

Appunti di scienza e natura

Attraversando il canale di Suez, Podenzana annota 30 °C di temperatura e descrive i pesci volanti della famiglia Exocoetidae, lunghi circa 15 cm, che saltavano fuori dall’acqua. Un’osservazione che anticipa l’attuale ecologia comportamentale degli organismi pelagici. A Colombo, nell’attuale Sri Lanka, raccoglie tre rettili e una libellula, conservandoli fino ad oggi. Oggi sappiamo che il metodo di conservazione da lui usato, allora diffuso, non preservava il DNA: un dettaglio che sottolinea quanto le tecniche museali siano cambiate, evolvendo verso metodi molecolari moderni.

La musica come compagna di viaggio

Podenzana non era solo uno scienziato. Durante la traversata compose un “ottopassi” per mandolino e chitarra, brani che vennero suonati e apprezzati fino a mezzanotte dai suoi compagni di viaggio. La musica diventava così compagna inseparabile della scienza, testimonianza di un’epoca in cui emozione e dato convivevano armoniosamente.

Oceania tra natura e cultura

L’arrivo in Australia, tra Adelaide e Melbourne, lo portò a visitare i grandi musei di storia naturale e a incontrare scienziati e musicisti. Ma i suoi appunti andarono oltre: descrivevano fauna, flora e usi delle popolazioni native. A Melbourne annotò piccoli dettagli su pratiche culturali che oggi si sono rivelati fonti etnografiche insostituibili. Dai Kiribati raccoglie un elmo ricavato dal pesce istrice Diodon holocanthus. Gonfiato ed essiccato, l’animale diventava infatti armatura: un biomateriale trasformato in strumento bellico e identitario, spesso associato a combattimenti rituali con armi ornate di denti di squalo.

Oggetti che raccontano storie

Tra i reperti più affascinanti vi è una maschera Malangan della Nuova Irlanda (Papua Nuova Guinea), intagliata nel legno e pigmentata con ocra rossa (Fe₂O₃), manganese (MnO₂) e calce (CaCO₃). Utilizzata nei riti funebri, veniva indossata una sola volta nella vita e serviva per accompagnare il defunto verso il mondo dei propri antenati. Accanto a essa troviamo ornamenti di fibre vegetali intrecciate, borracce ricavate da zucche essiccate e bracciali in conchiglia Conus millepunctatus, testimonianza di prestigio nelle isole Trobriand.

Un archivio di biodiversità

I suoi erbari oceanici, raccolti tra il 1891 e il 1896, sono stati oggetto di analisi molecolari. Il DNA antico estratto da queste tavole ha permesso di confrontare la biodiversità ottocentesca con quella attuale, ritornando utile anche per studiare gli effetti delle variazioni climatiche. Al museo giunsero anche esemplari tassidermizzati conservati con arsenico e borace, sostanze tossiche oggi sostituite da polimeri neutri, ma al contempo reperti preziosi per lo studio di specie rare o estinte.

L’identità di un museo

Nel 1902 Podenzana iniziò a donare i propri reperti alla città di La Spezia. Dopo l’Unità d’Italia, i musei naturalistici erano diventati strumenti di identità nazionale: basti pensare al Museo di Antropologia di Firenze fondato da Paolo Mantegazza nel 1869. Podenzana seguì questa strada, arricchendo La Spezia di collezioni extraeuropee. Dal 2005, il Museo Etnografico porta il suo nome, diventando così un ente custode di un archivio unico che unisce naturalia e artificialia, biodiversità e culture.

Studio e meraviglia

Oggi le collezioni raccolte in Australia rivivono nella mostra Studio e meraviglia al Museo Etnografico della Spezia, in corso fino al 2026. Un percorso che mette in dialogo scienza e viaggio, un invito a scoprire dal vivo un archivio che attraversa mari e continenti, restituendo al presente la voce di un viaggiatore che fece della curiosità una missione di vita.

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