Seta a Esapolis

La seta esposta a Esapolis non è solo un affascinante reperto museale, ma un vero e proprio viaggio nella storia della biologia applicata, dell’economia agricola e dell’ingegno umano. Esapolis, il museo vivente degli insetti a Padova, custodisce una delle più importanti collezioni seriche d’Europa, eredità diretta della Regia Stazione Sperimentale per la Bachicoltura fondata nel 1871.

La Regia Stazione Sperimentale e la collezione serica

Nel cuore di Esapolis si conserva una raccolta unica: 2200 campioni tra bozzoli, filati e tessuti, raccolti tra il 1871 e il 1960. Questa collezione fu ideata dal professor Enrico Verson, primo direttore dell’istituto, insieme al suo assistente Enrico Quajat, e curata successivamente dalla dott.ssa Amelia Tonon. Il materiale proviene da numerose varietà di Bombyx mori, tra cui razze italiane, asiatiche e ibride, con lo scopo di selezionare le linee più resistenti alle malattie e produttive in termini di quantità e qualità del filo.

Le razze di baco e la lotta alle malattie

Nelle teche di Esapolis si possono osservare razze bivoltine (con due generazioni annue) provenienti da Cina e Giappone, introdotte nel 1881, bozzoli gialli e bianchi, verdi e rugosi, doppioni e selezioni per la produzione di filati regolari. Queste varietà furono cruciali soprattutto durante l’epidemia di pebrina (protozoo Nosema bombycis), che devastò l’industria serica europea tra 1850 e 1900. Le razze giapponesi verdi, meno sensibili alla malattia, furono introdotte a scopo difensivo, anche se la loro resa era inferiore e il filo meno pregiato.

La filatura e il laboratorio sperimentale

La seta a Esapolis si racconta anche attraverso gli strumenti antichi: aspi, bacinelle per la trattura, microscopi per l’analisi delle ovature. In laboratorio si sperimentavano trattamenti con acidi per sincronizzare la schiusa delle uova, anticipando metodi di ingegneria genetica ante litteram. La qualità del filo veniva misurata in denari (1 denaro = 1 g per 9000 m di filo): più il valore era basso, più la seta era fine. Si lavorava poi con  estremaprecisione: pensate che da un singolo bozzolo si potevano produrre oltre 1500 metri di bava continua.

Una tradizione tutta italiana (e spesso femminile)

La seta a Esapolis è anche memoria del lavoro femminile: per secoli, la cura dei bachi, la raccolta dei bozzoli e la prima trattura furono affidate alle mani delle donne. In Italia, la sericoltura ebbe un ruolo economico enorme tra il XIII e il XIX secolo. Nel 1800, si contavano oltre 25.000 aziende seriche nel nostro Paese. Oggi ne restano circa 200, ma il patrimonio materiale e immateriale sopravvive anche grazie a musei come questo.

Perché visitare Esapolis

Visitare Esapolis non significa solo osservare la seta a Esapolis : significa toccare con mano un pezzo fondamentale della nostra storia scientifica. È un’esperienza che unisce zoologia, genetica, tecnologia, storia economica e antropologia. Una testimonianza vivente dell’intreccio tra natura e cultura, scienza e artigianato.

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